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Dalton Trevisan, il "vampiro di Curitiba" compie 95 anni

di Francesco Cecchini

Il 14 giugno 1925 nasceva Dalton Jérson Trevisan, uno dei più importanti scrittori brasiliani viventi e del '900. Laureato in Giurisprudenza, Trevisan deve il soprannome alla sua opera più conosciuta, che mette in cattiva luce l'ipocrisia della classe media. Schivo e misantropo, nel 2012 ha vinto il premio Camões, il più importante in lingua portoghese. Nonostante la probabile origine veneta, però, i suoi libri (oltre 40) non sono mai stati pubblicati da un editore italiano


Curitiba, un Brasile che sembra il Nord Europa


Luglio 2003. Prendo un aereo da San Paolo verso un sud vicino, Curitiba - la capitale del Paraná - per un incontro di lavoro.

Non amo San Paolo, il Brasile che amo sta a nord, raccontato dai romanzi di Jorge Amado, a colori anche se nei film di Glauber Rocha è in bianco e nero.

Trovo una città ordinata, un traffico ordinato, molto verde, un brasiliano che capisco meno di altri. Mi sembra di essere atterrato in Nord Europa.


Siamo in pieno inverno australe, fa un freddo che a San Paolo non c'è ed è un giorno grigio. L'autista che dall'aeroporto mi porta in centro mi dice che a volte nevica e, accorgendosi del mio stupore, che posso trovare delle cartoline con Curitiba imbiancata. Che in Brasile possa nevicare, abituato a Salvador de Bahia o Rio de Janeiro, lo trovo inusuale.


Il giorno dopo ho il pomeriggio libero e l'aereo per ritornare a San Paolo parte di sera.

Una guida turistica dell'albergo, Helena, mi accompagna in una libreria in centro.

Non trovo cartoline, ma un libretto con vecchie foto della neve che nel 1975 coprì la città.

Il commesso mi dice che provengono dall'archivio di un giornale.


Curitiba vide cadere la neve il 17 luglio 1975 e l'incredulità iniziale e la meraviglia divennero presto un giorno di festa, specialmente in centro. La neve trasformò il gelo umano in calore.

Allora Curitiba aveva 650 mila abitanti. Non era una città ricca, ma la povertà estrema, per molti, era limitata a Vila Capanema e Inferninho de Santa Quitéria.

Nelle favelas, che erano 35, vivevano 4mila famiglie. Circa 20mila persone, alcune senzatetto.

Dopo 28 anni la città è molto più grande e moderna: la mia impressione è che le favelas siano sparite o siano ben nascoste.

Curitiba oggi è l'ottava città del Brasile, con quasi due milioni di abitanti

Un nome inglese e un cognome veneto nella terra del talian


Prima di pagare do uno sguardo attorno e mi colpiscono dei libri il cui autore ha un nome inglese e un cognome veneto: Dalton Trevisan. Chiedo ad Helena.

«La popolazione di Curitiba - mi spiega - discende da tedeschi, ucraini, giapponesi e polacchi. Gente introversa, lavoratrice e provinciale. Ma anche da italiani che danno alla città un po' di vita. A fine '800 sono arrivati nel sud del Brasile molti veneti e il loro dialetto è diventata lingua ufficiale, il talian (il veneto brasiliano, tuttora parlato da circa mezzo milione di brasiliani, ndr). Io stessa vengo da quella emigrazione, il mio cognome è Zanette. Anche Dalton Trevisan è di origine veneta, almeno credo».


Helena, occhi e capelli chiari, sembra veneta e sicuramente parla talian. Le chiedo di Dalton Trevisan scrittore. «È uno scrittore di racconti brevi. Ha ricevuto dei premi, tra i quali il Prêmio Portugal Telecom. È un solitario, non viaggia, sembra abbia vissuto tutti i suoi anni a Curitiba. È enigmatico, schivo, allergico ai rapporti sociali. Un misantropo insomma. Frequenta solo la libreria del suo amico Aramis Chain. Se vuoi facciamo un salto, magari lo incroci». Accetto e prima di uscire compro O Vampiro de Curitiba.

Anche la libreria, Livraria do Chain, si trova in centro. Helena la conosce bene, la raggiungiamo a piedi in poco tempo.


La libreria del Vampiro


Entriamo. Non c'è Dalton Trevisan, ma Aramis Chain, che sorridendo ci dice che l'amico viene di rado e solo quando la libreria è chiusa. Vedendo che ho in mano O Vampiro de Curitiba, sorridendo racconta il libro, pubblicato nel 1965.

«Sono quindici racconti», comincia Aramis. «Il Vampiro si chiama Nelsinho, ha sete di sangue e fame di sesso, amore e violenza sadica. Agisce sia di giorno che di notte qui a Curitiba, una città moralista e repressiva, meschina e orgogliosa che si sta espandendo. Il suo nettare è il sangue di donna o "il bacio della vergine, un morso peloso", come lui stesso racconta in O Vampiro de Curitiba, racconto che apre il libro con lo stesso titolo. Il personaggio - continua Aramis - divenne famoso e le sue caratteristiche vennero attribuite all'autore. Da allora Dalton è conosciuto come "il Vampiro di Curitiba". Io stesso lo chiamo Vampiro».


Aramis Chain mi consiglia il libro Mistérios de Curitiba per conoscere meglio Dalton Trevisan e la sua città.

Helena mi dà il suo numero di telefono e mi dice: «Curitiba merita più di poche ore. Se ritorni chiamami. Boa viagem».


In aereo trascorro il viaggio di ritorno pensando al tempo passato a Curitiba, a Helena e ai veneti che hanno invaso il sud del Brasile. E alle parole di Aramis Chain.

Ma una volta a San Paolo, preso da altro, mi dimentico sia di Dalton Trevisan, il Vampiro, sia di Curitiba, la città del Vampiro, e perdo il numero di telefono di Helena.


"Un Salinger che non esce da Curitiba". Il successo con il premio Camões


Ritrovo Dalton Trevisan molto tempo dopo, nel 2013, a Buenos Aires, leggendo un articolo di Silvina Friera su Página/12. Il titolo è significativo: "Un Salinger che non esce da Curitiba", sempre che Jerome David Salinger, scrittore di giovani disadattati statunitensi, assomigli a Dalton Jérson Trevisan, scrittore di vampiri brasiliani.

Una casa editrice argentina - Mardulce - ha tradotto e pubblicato il suo libro La trompeta del angel vengador.


Poco prima (nel 2012) lo scrittore ha ricevuto il premio Camões, del valore di 100mila euro.

«Il maggio dello scorso anno, Trevisan ha ottenuto il premio Camões, il più importante in lingua portoghese», scrive Silvina Friera nell'articolo. «La libreria Chain, uno dei luoghi frequentati di solito dallo scrittore, non ha smesso di ricevere congratulazioni. Il metodo è inviare un messaggio. Se sei interessato, comunichi via fax. L'e-mail non viene letta. La sua casa editrice riceve i messaggi originali cartacei».


«Trevisan, uno dei migliori narratori brasiliani, insieme a Rubem Fonseca, - continua l'articolo - non ha partecipato alla cerimonia di premiazione. Al suo posto c'era Sonia Gardens, vice presidente di Editorial Record, che da oltre trent'anni pubblica i suoi libri. E ha letto un breve messaggio del vincitore: "I molti anni, sfortunatamente, mi impediscono di ricevere personalmente il premio (all'epoca Trevisan aveva 87 anni, ndr). Non avrei mai pensato di meritare un tale riconoscimento. La consapevolezza dei miei limiti come scrittore mi proibiva i sogni più alti. E ora, senza preavviso, il premio Camões"».


La giuria ha sostenuto all'unanimità la scelta, affermando che il lavoro di Trevisan implica «un'opzione radicale per la letteratura come arte della parola; sia per i suoi incessanti esperimenti con la lingua portoghese, molte volte in opposizione alla stessa, sia per la sua dedizione al lavoro letterario senza concessioni alle distrazioni della vita personale e sociale».

Lo scrittore Silviano Santiago ha sottolineato lo straordinario contributo del narratore nell'arte dei racconti, evidenziando «l'arricchimento di una tradizione che proviene da Machado de Assis, in Brasile, da Edgar Allan Poe, negli Stati Uniti e da Borges, in Argentina».


Dalton Trevisan in Italia: aspettando un editore...


Erotismo e violenza in un contesto urbano caratterizzato da mediocrità, provincialismo e cattivo gusto: questi sono i temi ricorrenti del lavoro di Trevisan, che dal 1959 ha pubblicato oltre 40 libri.

I suoi personaggi, che hanno spesso gli stessi nomi - João e Maria sono i più usati - sono persone comuni che affrontano il prevedibile squallore della loro vita.

Le situazioni si ripetono ossessivamente: combattimenti coniugali, drammi domestici spostati verso l'ipocrisia e l'alcolismo, crimini di passione, suicidi.


In Italia, chi lo conosceva era lo scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins, morto nel 2014 a soli 59 anni. Julio, nato a Niterói (di fronte a Rio de Janeiro) ma lucchese di adozione, ha diretto la rivista letteraria Sagarana, dove ha pubblicato Il Vampiro di Curitiba tradotto in italiano insieme a Francesca Macchioni.

Non è mai riuscito, però, a farlo pubblicare da una casa editrice.


Molto diverso dal suo conterraneo Trevisan, di lui Julio ha scritto: «Dico sempre che lo scrittore di racconti è un romanziere posseduto da un poeta». Con l'aiuto di Julio, per Sagarana ho tradotto dal portoghese Uma Vela para Dario (Una candela per Dario).


Oggi Dalton Trevisan non è stato ancora pubblicato in Italia.

Le Vampire de Curitiba è stato pubblicato nel lontano 1985 in Francia da Éditions Métailié. Rinchiuso nella sua casa di Curitiba, ora frequenta poco anche la libreria dell'amico Aramis Chain e quando ha voglia, raramente, continua a comunicare via fax.

Non aspetta un editore italiano, ma magari un editore italiano, prima o poi, lo cercherà.

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