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Bolivia, la corsa al litio nel dopo Morales

di Lorenzo Poli

L'invenzione delle batterie al litio risale alla crisi del petrolio degli anni Settanta e ha rivoluzionato il mercato a partire dai Novanta. Ma il gesto di infilare il caricatore del telefono nel muro o guidare un'auto elettrica in realtà nasconde un'origine remota e precisa: il Sud America e il suo "Triangolo del Litio"


L'Eldorado dell'oro bianco


Sono numerosi i composti del litio che vengono impiegati per la produzione industriale: tra i prodotti che vengono realizzati ci sono le batterie presenti negli smartphone, nei tablet o nelle auto elettriche di nuova generazione. Nell'ottobre 2019 la società di consulenza statunitense S&P Global ha previsto che l'offerta di litio nel mondo triplicherà entro il 2025. Questo grazie alla scoperta di nuovi giacimenti e alle sempre più raffinate tecniche di estrazione e lavorazione.


Il triangolo del litio


La stragrande maggioranza del metallo è concentrata in Sud America, soprattutto in Bolivia, Argentina e Cile: i grandi giacimenti di questi Paesi fanno gola a molti. Tra il nord del Cile, il sud della Bolivia e il nord dell'Argentina si trova il cosiddetto "Triangolo del Litio", esteso tra il Salar de Uyuni e il Salar di Atacama (sotto il deserto di Atacama), in cui si trova l'80% di litio del mondo.


In Bolivia, il giacimento principale è Salar de Uyuni, la più grande pianura di sale al mondo con oltre 10.500 chilometri quadrati di superficie a 3.600 metri di altitudine, sotto la cui superficie è presente una grande quantità di litio non ancora del tutto sfruttata e conosciuta. Infatti, oltre all'estrazione di materiali come magnesio, potassio e sodio, questa grande distesa di sale ha la caratteristica di contenere il 47% delle riserve mondiali calcolate di litio, che si trova sia nelle rocce al di sotto del ghiaccio sia, in una percentuale dello 0,3%, persino nell'acqua ivi presente.


La quantità delle riserve boliviane è stata recentemente rivalutata: il Paese ora è il primo al mondo per giacimenti: 21 milioni contro i 12 dell'Argentina, che segue al secondo posto. Ma la Bolivia non figura nemmeno tra i primi otto Stati produttori del metallo. C'è quindi un enorme potenziale economico ancora non sfruttato.


Gli appetiti mondiali: dalla Cina alla Germania


Recentemente il litio boliviano è stato spesso prezzato in yuan cinese per via delle forti relazioni internazionali tra il governo di Morales e la Cina, che ha erogato diversi prestiti alla Bolivia per stimolare investimenti pubblici. I prezzi del litio oscillano, ma non decollano e ciò suscita l'interesse degli oligopoli industriali a livello mondiale.

L'offerta cresce tanto che di fatto negli ultimi quattro anni ha sovrastato la domanda.


Morales aveva impedito la svendita di questo metallo prezioso: aveva avviato l'aumento dei processi industriali di estrazione e lavorazione del litio, a partire dalla caldera di Pastos Grandes e dai 'laghi di sale' Uyuni e Coipasa.

L'obiettivo era di far diventare la Bolivia tra i primi Paesi esportatori di questo metallo. L'investimento previsto era di 740 milioni di dollari, mentre i guadagni per la Bolivia sarebbero stati di 2,5 miliardi di dollari con il litio a basso prezzo.

Le previsioni evidenziavano un trend che avrebbe portato in circa otto anni un reddito simile a quello del Cile e dell'Argentina.

Nel 2016 iniziarono le operazioni di estrazione commerciale, con 60 tonnellate esportate in Cina sotto forma di litio carbonato o litio idrossido. Il governo boliviano però non voleva che questo commercio rendesse la Bolivia dipendente dalle esportazioni e dai grandi mercati.


L'accordo cancellato con Berlino


Nel gennaio 2019 il governo boliviano e la ACI System di Berlino si accordarono per la realizzazione a Potosí (sud della Bolivia) di un impianto per la realizzazione di batterie a litio, presente nel lago sottostante. Un progetto azzardato e non in linea con le politiche del Mas (Movimiento al Socialismo), tanto è vero che non vide la luce, a causa del dibattito interno al partito di Morales e della volontà di Morales stesso.

Il 4 novembre 2019 un decreto presidenziale cancellò l'autorizzazione, interrompendo ufficialmente la realizzazione del progetto che prevedeva la gestione mista insieme alla multinazionale tedesca.


Il timore era di provocare danni all'ambiente e la perdita di una tra le oasi naturali più suggestive e attrattive, visitata ogni anno da tantissimi turisti.

Una decisione, quella di cancellare l'accordo con Berlino, che indispettì sia l'azienda inizialmente incaricata sia il governo tedesco, poiché avrebbe sfavorito in generale l'industria dell'elettrico e obbligato l'esecutivo a rivedere i piani sulla mobilità in Germania.


Il futuro della Bolivia


Il "Triangolo del litio", la zona più ricca di giacimenti del mondo, sarà quindi oggetto delle attenzioni e degli investimenti delle principali multinazionali e delle grandi potenze. Con o senza Morales e il Mas.

Il recente corso socialista in Bolivia, interrotto dopo che il golpe dello scorso novembre che ha portato alla presidenza Jeanine Añez, ha sempre limitato l'azione delle multinazionali, privilegiando spesso la tutela dell'ambiente e delle comunità locali. Con il cambio di governo e le future elezioni - fissate per il 6 settembre 2020 - si aprono nuovi scenari.


Se, in continuità con il colpo di Stato, sarà eletto un governo neoliberista, il mercato globale dovrà comunque costruirsi un nuovo volto “green”. Sono ormai una decina d'anni che la tecnica di marketing che fa riferimento al mondo della “green economy” viene largamente impiegata.

Un'economia che reclamizza spesso false transizioni ecologiche che cambiano l'immagine, la natura pubblicitaria del prodotto, ma che a livello ambientale continua ad aumentare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle.

Operazioni di greenwashing con cui grandi e piccole firme sempre più spesso provano a rigenerare la loro immagine e così a ridurre l'eventuale perdita di profitti, o addirittura ad aumentarli.


Il futuro del litio boliviano è molto incerto ed esposto al rischio di sfruttamento deregolamentato da parte delle corporation. Molti analisti hanno evidenziato come uno dei nodi cruciali sia proprio quello della gestione delle risorse e delle concessioni relative.

Eventuali liberalizzazioni potrebbero causare la fine non solo del miracolo economico dell'Eldorado e dello sfruttamento dei minerali preziosi subordinato agli interessi della collettività: a sparire saranno anche tesori ambientali e conquiste sociali, come i paesaggi mozzafiato della Bolivia e il modello di sviluppo sostenibile iniziato con il socialismo indigeno di Evo Morales.

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