di Francesco Cecchini
A Bogotà proteste davanti all'ambasciata statunitense e al Senato contro l'arrivo di circa 800 militari Usa, impiegati nella lotta al narcotraffico. «Violate la Costituzione e la sovranità». Il presidente del Consiglio di Stato chiede un rapporto al presidente Duque. Tra i motivi delle proteste, anche la paura di rivivere l'incubo delle violenze e degli stupri commessi dai soldati a stelle e strisce, come durante il Plan Colombia
Il 27 maggio l'ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà e il ministero della Difesa colombiano hanno reso noto che una brigata di assistenza delle forze di sicurezza degli Stati Uniti (Sfab) sarebbe arrivata in Colombia per contribuire alla lotta al traffico di droga.
Il primo giugno è arrivato il primo contingente di 50 militari, ma in totale ne arriveranno circa 800.
Proteste a Bogotà
L'arrivo di militari nordamericani, però, agita la Colombia.
Centinaia di colombiani hanno protestato davanti all'ambasciata statunitense a Bogotà contro l'arrivo dei soldati Usa.
L'opposizione rinfaccia al presidente Iván Duque, che, seguendo le istruzioni del suo capo politico Álvaro Uribe Vélez, ha richiesto la missione militare americana, di aver violato la Costituzione, di non aver rispettato la sovranità nazionale e di aver «mandato, ancora una volta, in frantumi la democrazia».
La permanenza di truppe straniere nel territorio colombiano richiede infatti l'autorizzazione del Senato e del Consiglio di Stato, cosa che Iván Duque si è ben guardato dal richiedere.
Proprio su questo è intervenuto il presidente del Consiglio di Stato, il magistrato Álvaro Namén Vargas, che ha chiesto un rapporto ufficiale al presidente Duque, lamentando la violazione degli articoli 173, comma 4 e 237, comma 3 (che si riferiscono esplicitamente al «transito di truppe straniere»).
Inoltre il senatore Gustavo Petro di Colombia Humana in un intervento al Congresso ha dichiarato che l'autorizzazione al Senato «non è stata chiesta perché c'è qualcosa da nascondere, in quanto non si tratta di combattere il traffico di droga, ma di aggredire il Venezuela». Alcuni soldati, infatti, si stabiliranno al confine con il Paese governato da Nicolás Maduro, che recentemente ha respinto attacchi di mercenari provenienti proprio dalla Colombia.
Ma Petro non è stato l' unico a mettere in discussione il governo di Iván Duque, altri senatori chiedono spiegazioni al presidente e al ministero della Difesa.
Figli del Plan Colombia: stupri e impunità a stelle e strisce
La presenza di militari nordamericani riporta alla mente il famigerato Plan Colombia, che in quanto a lotta al narcotraffico non è stato certo un buon affare: la coltivazione di cocaina in Colombia è passata dai 160mila ettari del 1999 (anno in cui è stato concepito il piano di intervento militare Usa) ai 212mila del 2019.
Ma le preoccupazioni legate ai soldati americani riguardano anche gli omicidi e gli stupri che hanno compiuto durante il loro impiego in terra colombiana.
Nel Paese vi sono molte figlie e figli del Plan Colombia i cui genitori sono soldati americani sconosciuti.
Il senatore Petro ha così attaccato: «Violano la sovranità proprio come le truppe che vengono in questo paese violano le donne».
Durante il Plan Colombia soldati nordamericani e mercenari hanno commesso abusi e stupri, ma non hanno affrontato alcun processo, in quanto i trattati tra Stati Uniti e Colombia garantivano loro impunità.
La Commissione storica sul conflitto armato e le sue vittime, composta da membri del governo colombiano ed esponenti delle Farc, ha presentato un documento di 800 pagine sui 50 anni di guerra civile, che hanno causato morti, feriti, sfollati e abusi sessuali.
Un capitolo preparato da Renan Vega Cantor, docente di Storia presso la National Pedagogical University of Bogotà, parla del ruolo avuto dall'esercito statunitense durante il Plan Colombia. Il documento cita 54 casi di stupro e abusi sessuali su minori, molti dei quali con età inferiore a 12 anni, avvenuti tra il 2003 e il 2007.
Cinquantatrè stupri, emerge dal documento, sono avvenuti a Melgar, città situata a un centinaio di chilometri a sud-ovest di Bogotà, dove si trova una base dell'aeronautica militare frequentata da "consiglieri" americani. Qui, i responsabili delle violenze avrebbero anche girato filmati degli stupri per poi venderli come video pornografici.
La dodicenne violentata, ma per la giustizia non è mai successo
Nell'agosto 2007, a Melgar, una dodicenne è stata drogata, rapita e ripetutamente violentata da un sergente dell'esercito americano e da un "contractor". La vittima era stata avvicinata in un ristorante della città e in seguito portata in una caserma della base di Tolemaida, per essere infine abbandonata in un parco pubblico la mattina seguente.
La madre della ragazzina, Olga Maria Castillo, era riuscita a individuare i due responsabili, Michael J.Coen e Cesar Ruiz, i quali avevano però irriso e aggredito verbalmente la donna, dicendole chiaramente che entrambi godevano dell'immunità dalla legge colombiana.
La ricerca di giustizia della donna, prima presso il comando dell'aeronautica colombiana e poi attraverso il sistema legale del suo Paese, non aveva dato alcun risultato. Anzi, madre e figlia sarebbero state vittime di minacce da parte di membri delle forze di sicurezza colombiane, così da essere costrette a trasferirsi di città in città.
Il sergente Coen, alla fine, è tornato negli Stati Uniti, mentre Ruiz è rimasto in Colombia.
Nel 2009 il Miami Herald ha ricostruito la vicenda, sostenendo che il governo Usa stesse valutando la possibilità di riaprire il caso.
Ma in realtà nessuno dei due è stato incriminato, né in Colombia né negli Stati Uniti.
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