di Ruggero Tantulli
Presidio sotto il consolato colombiano in occasione del 210° anniversario dell'indipendenza. Ma da festeggiare c'è poco: a quattro anni dalla firma degli accordi di pace, nel Paese sudamericano i diritti umani continuano a essere sistematicamente violati, tra omicidi mirati e terre sottratte. Il cooperante Mario Paciolla è una delle ultime vittime per cui le associazioni chiedono verità e giustizia. La gallery fotografica e l'appello dei colombiani in Italia
Nell'anniversario dell'indipendenza dalla Spagna (il 20 luglio 1810), i cittadini colombiani d'Italia si sono ritrovati simbolicamente sotto il consolato di via Tivoli a Milano. Un presidio per omaggiare la giornata di festa, ma soprattutto per denunciare la grave situazione dei diritti umani nel Paese d'origine, a quattro anni dagli accordi di pace, siglati ma mai applicati.
Mercoledì scorso in Colombia è stato trovato morto il cooperante italiano Mario Paciolla, di 33 anni, che proprio lunedì 20 luglio sarebbe tornato nella sua Napoli. Aveva già il biglietto ma qualcosa - su cui le autorità stanno indagando - gli ha impedito di prendere quell'aereo, facendolo morire tra dubbi e recriminazioni. A partire da quelle dei genitori, convinti che il figlio, collaboratore dell'Onu, sia stato ammazzato. E che non si sia suicidato, come annunciato in prima istanza da fonti colombiane.
A chiedere verità e giustizia per lui ci sono anche i colombiani in Italia, che da anni denunciano la sistematica violazione dei diritti in Colombia: omicidi mirati di indigeni, leader sociali e guerriglieri, terre sottratte ai contadini con il beneplacito di latifondisti e narco-paramilitari, nel silenzio della comunità internazionale. In questo contesto è impossibile l'applicazione degli accordi di pace.
Questi i motivi per cui, a migliaia di chilometri di distanza, diverse sigle hanno aderito alla manifestazione promossa da Colombiapazjusticiasocial Italia. Dall'associazione Italia-Cuba a quella Italia-Nicaragua, da Rifondazione comunista Milano all'associazione Lisangà, fino a Berta vive, Cittadini del mondo, Alpi Andes e Abrazo latinoamericano.
Le foto del presidio: la gallery
L'appello per la pace
Questo l'appello di Colombiapazjusticiasocial Italia.
Cittadini colombiani in Italia e amici della Colombia, ci rivolgiamo all'opinione pubblica allo scopo di rendere nota la grave situazione di violazione dei diritti umani, nonostante gli ACCORDI DI PACE del 2016,sotto l'egida di osservatori internazionali, tra il governo del presidente Juan Manuel Santos e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), il maggior gruppo guerrigliero.
La Colombia ha vissuto una guerra civile dal 1948 al 1958, un periodo noto come "La Violencia" (conflitto armato che ha lasciato un bilancio di trecentomila morti). Da quel periodo oscuro fino a oggi, la Colombia continua a vivere in un clima di guerra alimentato da un'oligarchia e da un esercito corrotti, in collaborazione con i paramilitari (impegnati nel traffico di droga), contro gruppi di guerriglieri (Farc, Eln), contro gli ambientalisti e la popolazione rurale. In Colombia, 180mila persone scomparse sono registrate nel registro unico delle vittime (dati del 31/01/2020), per un totale di 1.721.541 vittime.
Nel 2016 lo stato colombiano e le Farc hanno firmato un accordo di pace, con la partecipazione delle Nazioni Unite, dei governi di Svezia, Cile e la mediazione di Cuba e Venezuela. Di conseguenza, fu approvata la completa riforma rurale che prevedeva la restituzione delle terre sottratte ai contadini - per lo sfruttamento agroindustriale e minerario - e lo smantellamento dell'apparato del traffico di droga e la sostituzione con coltivazioni legali, ma il governo attuale del presidente Duque si oppone all'applicazione degli accordi di pace e ostacola il lavoro del gesuita padre Francisco de Roux,presidente della Commissione per la verità, una delle tre istituzioni del sistema integrale di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione creato dall'accordo.
Dopo l'accordo di pace, sono stati uccisi 203 ex guerriglieri e 1.075 tra leader sociali e indigeni che difendono i diritti umani e la natura (indepaz.org.co). La complicità dei militari e la non applicazione degli accordi di pace hanno portato molti guerriglieri a decidere di tornare alle armi a causa della mancanza di garanzie e di risorse per il reinserimento nella società.
Vorremmo che la Colombia mettesse fine alla repressione contro le classi popolari che chiedevano giustizia e inclusione sociale, per fermare l'espropriazione della terra (destinata a grandi progetti minerari, l'agroindustria dell'olio di palma, l'allevamento estensivo di bestiame e la coltivazione di cocaina). Ciò ha determinato lo sfollamento forzato di circa otto milioni di contadini dalle loro terre.
Altri crimini, commessi da membri dell'esercito, sono i cosiddetti "falsi positivi": uccisioni di civili innocenti, fatti apparire come guerriglieri uccisi in combattimento (5.763 tra il 2000 e il 2010), per presentare risultati "favorevoli" e ottenere premi.
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