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Polonia, sciopero generale per l'aborto contro Chiesa e governo

di Matteo Cazzulani*

Varsavia, protesta in piazza. Foto tratta da Ogólnopolski Strajk Kobiet

Donne, giovani ma anche pensionati in piazza in varie città polacche contro governo, Corte costituzionale e Chiesa. Motivo delle proteste: la legge che impedisce l'aborto, anche in caso di rischi per la vita. Dal presidente Duda al premier Morawiecki difesa a testuggine, in linea con l'orientamento conservatore del Paese. Ma dalle piazze emerge una richiesta di rinnovamento. Foto e video di Liliana Radziszewska e Wioletta Dec


CRACOVIA - Sciopero generale, piazze occupate, città bloccate. Così in Polonia migliaia di persone si sono mobilitate per protestare contro la totale delegalizzazione dell'aborto in ogni sua forma - anche in caso di rischio per la vita della madre o del bambino - varata dal governo e confermata dalla Corte costituzionale.


Donne, giovani, ma anche studenti, accademici, pensionati ed impiegati partecipano ad una serie di iniziative volte a paralizzare non solo le principali città del paese, ma anche centri abitati minori, tradizionalmente di orientamento conservatore. La protesta richiede la revoca della decisione della Corte costituzionale, l'approvazione di un programma di educazione sessuale nelle scuole e le dimissioni del governo come condicio sine qua non per la cessazione delle manifestazioni.

Cracovia

Altresì, oltre che nell'esecutivo, la protesta non ha esitato nell'individuare nella Chiesa polacca il principale responsabile del clima fortemente conservatore del quale la società è diffusamente impregnata. L'episcopato polacco, in aperta polemica con Papa Francesco e la sua linea 'progressista', è un attore chiave nell'economia e nella politica del paese, catalizzatore di consenso soprattutto nelle campagne e tra i pensionati, proprietario di canali televisivi, emittenti radiofoniche, oltre che principale sostenitore del partito Diritto e Giustizia (PiS), la principale forza politica del paese alla quale appartengono il presidente Duda, il premier Morawiecki e la maggior parte dei membri di governo e parlamento, tra cui Jaroslaw Kaczynski. Deus ex machina della politica polacca, attualmente vicepremier vicario del governo, Kaczynski, non a caso, ha considerato la decisione della Corte costituzionale come «corretta e irrevocabile».


La protesta e il Covid


Oltre al lato politico e culturale, la protesta contiene anche un filone sociale ed economico, in quanto tra i manifestanti molte sono le persone che per via della crisi economica legata al Coronavirus hanno visto la propria posizione lavorativa complicarsi o divenire precaria. Con più di 280 mila infezioni comprovate e un incremento vertiginoso dei casi Covid registrato nelle ultime settimane, la Polonia è uno dei paesi maggiormente interessati dalla seconda ondata dell'epidemia, alla quale il governo non ha saputo dare né una risposta convincente, né approntare una strategia preventiva appropriata.


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Durante l'estate, infatti, a tenere banco sullo scenario politico polacco è stato un dibattito sull'eventualità di tenere o meno le elezioni presidenziali che, in piena stagione vacanziera, hanno alla fine confermato Duda alla presidenza. Così facendo, il partito PiS si è garantito il totale controllo delle istituzioni polacche, ma ha accantonato il Coronavirus dall'agenda politica.


Anche l'estrema destra scende in piazza. Contro la protesta


A complicare la situazione vi è la posizione dell'estrema destra di matrice libertario-nazionalista, che per cercare di erodere consenso al governo ha condannato la protesta come «complotto della sinistra comunista» e ha invitato organizzazioni ultrapatriottiche e filofasciste a scendere in piazza per contrastare i manifestanti, anche fisicamente, e «difendere l'identità cattolica della Polonia».


La stessa destra estrema di impronta libertario-nazionalista, rappresentata in parlamento dal partito Confederazione, è stata responsabile di una campagna di delegittimazione delle (già di per sé scarse) iniziative di contrasto del Covid messe in atto dal governo, invitando a considerare mascherina e distanziamento sociale come una forma di intromissione dello Stato nella libertà individuale, giudicata ben più importante della salute pubblica.


Un'opportunità per la Sinistra?


La protesta ben dimostra come lo scenario politico polacco soffra di un deficit di rappresentanza a sinistra. Al governo del PiS, afferente all'ideologia della destra sociale, il principale partito di opposizione è infatti la Piattaforma Civica, un soggetto politico di centro-destra con un programma apertamente filo-imprenditoriale, progressista in termini di diritti civili solo in apparenza. La Sinistra, sotto forma di coalizione di soggetti politici diversi e spesso litigiosi, fatica a ritagliarsi consenso, penalizzata da un diffuso sentimento anti-sovietico che porta, ancor oggi, la maggior parte dell'elettorato polacco a considerare i movimenti progressisti in maniera negativa.


Considerati i numeri della protesta e la presenza di una viva richiesta di rinnovamento culturale, sociale ed economico, vi è tuttavia la possibilità che una Sinistra rinnovata, fortemente impegnata sul tema dei diritti civili e attenta alle istanze dei salariati penalizzati sia dalla crisi post-Covid, che da un ambiente favorevole ad imprenditori e multinazionali, possa farsi strada nel paese, e rappresentare una nuova, vera alternativa all'egemonia politico-culturale delle destre.



*Matteo Cazzulani è un analista politico esperto di Polonia ed Europa Centro-Orientale. Per diversi media italiani e internazionali ha seguito, dal 2009, i principali avvenimenti della politica polacca, incluse tutte le elezioni parlamentari e presidenziali.

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