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Feticismi, il capitalismo finanziario e il mondo delle bollicine

di Rodrigo Andrea Rivas*

Gli economisti neoliberisti, come il neo presidente della Confindustria Carlo Bonomi, concepiscono lo stesso scopo di sempre: il profitto. Ma la produttività ha dei limiti, anche di sostenibilità ambientale e uguaglianza sociale. Lo strumento per superarli, continuando ad accumulare senza ritegno, si chiama capitalismo finanziario. Il reale diventa virtuale: è il mondo delle bollicine. Ospitiamo l'articolo dal blog rodrigoandrearivas.com


Il feticismo è una forma di religiosità primitiva consistente nel culto di oggetti naturali, talora anche di oggetti fabbricati a fini rituali o profani, considerati come sacri e dotati di particolare potenza. Il feticismo è l’adorazione cieca di una cosa o persona, dal denaro ai generali scendendo la scala.

Gli economisti neoliberisti non sottopongono le loro idee all’osservazione empirica. Essendo dogmatici, non verificano mai il rapporto causa-effetto. Propagandano come “naturali fin dalla creazione”, fatti e credenze sorti da una costruzione politica. Sono dei bambini che giocano con assiomi infantili. I più tonti hanno persino creato una metafora ad hoc: il “celodurismo”.

Per capire cosa sia il dogmatismo in salsa moderna vi basterà ascoltare il neo presidente della Confindustria italiana. Lo scopo è lo stesso di sempre: accumulare denaro indefinitamente.

La produttività, la capacità d’acquisto della popolazione, il tempo necessario alla produzione e, infine, la sopravvivenza fisica del pianeta, hanno invece dei limiti. Lo strumento per superare questi limiti e accumulare senza ritegno è il capitalismo finanziario.

La merce materiale spezza le catene che la legano alla realtà. La riproduzione del capitale diventa virtuale. È la concretizzazione, si fa per dire, del mondo delle bollicine.

Bastano pochi numeri per illustrarlo.


L’1% della popolazione mondiale possiede il 45% della ricchezza globale. Dove viene conservata? Zio Paperone ha una cassaforte dove si tuffa a nuotare. Quanto sarà grande la piscina di Jeff Bezos?

Nel 2019 il PIL mondiale, e cioè il valore di quanto producono tutti i Paesi del mondo, era di 87mila miliardi di dollari. Sempre nel 2019, la somma del debito pubblico e privato mondiale era di 200mila miliardi di dollari. Da dove si tireranno fuori i soldi per pagarlo?


Possiamo dire “responsabilmente” che il debito si pagherà usando il denaro che gira nel mondo, idea tanto folle quanto il «siamo tutti sulla stessa barca», «stamattina ci siamo svegliati sentendoci tutti fratelli» e altre banalità di moda in questo periodo.

Ma, dopo la fatica necessaria per convincere l’1% (e tutti gli altri) a mettere i loro soldini in una cassa comune, non ci basterebbe: il denaro in giro per il mondo è uguale a 106 bilioni di dollari.


Nel conto della serva bisogna aggiungere i derivati finanziari globali. Alla fine del 2019, arrivavano a 600mila miliardi di dollari, ossia a quasi sette PIL globali.

Amazon vale 9 volte Ford, Facebook tre volte la Volkswagen. Uber perde milioni ogni anno da quando è stata creata ma pare che il mercato se ne sia accorto adesso, dopo 10 anni.


Il fracking produce terremoti naturalmente, ma per produrre profitti deve essere ampiamente sovvenzionato. Il Covid-19 l’ha messo gambe per aria in pochi giorni.

Il sistema bancario statunitense ha ricevuto 5mila miliardi di dollari in sussidi da parte del governo Usa: volevano premiarli per la straordinaria performance chiamata crisi subprime, una truffa per la quale avrebbero dovuto pagare diritti d’autore ad un tale Ponzi.

Benvenuti, signore e signori, nel mondo delle bollicine. In questo mondo alla misura di Coca e Pepsi non sono stati previsti mascherine e ventilatori per respirare.



*Giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente della sinistra cilena a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale.

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