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Venti città italiane insalubri per legge, tre su quattro lo sono già per la scienza

di Gianluca Mavaro


Nel 2021 il diritto alla salute è negato ad almeno quattro milioni di italiani. Nelle loro città si respirano polveri sottili oltre i limiti legali annuali così tante volte che il triste risultato arriva già a settembre, in anticipo. Ma la situazione è ancor peggiore: l'Italia pagherà miliardi di multe all'Ue per troppo inquinamento e per le omissioni della politica. La normativa che ci condanna è però inadeguata e sta per essere cambiata: a quel punto tre quarti d'Italia già insalubri saranno considerati anche fuorilegge


L'aria è gravemente irrespirabile in almeno venti città italiane, tra queste anche Torino e Napoli. All'inizio di settembre 2021 undici in totale hanno sforato i limiti annuali di concentrazione nell'aria del particolato sottile, nove stanno per farlo. Verona e Venezia sono le peggiori in assoluto con oltre 40 giorni di sforamenti (35 quelli consentiti ogni anno), e sono seguite da Vicenza, Avellino, Brescia, Cremona, Treviso, Alessandria, Frosinone, Napoli e Modena. Già al limite sono Padova e Rovigo e quasi al limite Torino, Asti, Lodi, Reggio Emilia, Bergamo, Caserta e Parma. L'allarme lo lancia Legambiente. Si tratta in totale di quattro milioni di residenti, senza contare i pendolari: arrivati in città sono esposti a livelli di contaminazione che secondo la scienza possono causare danni alla salute anche in una sola giornata.


La situazione è in realtà peggiore


I limiti di legge sui particolati sottili (pm10 e pm2,5) sono inadeguati per quanto riguarda la tutela della salute e la prevenzione di malattie respiratorie, cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative e decessi. La segnalazione del loro superamento non dice tutto riguardo ai rischi che si corrono in ogni città. La normativa attuale impone di non superare i 50 milligrammi per metro cubo per più di trentacinque giorni all'anno. Sono consentiti quindi 35 sforamenti annuali, ma di un limite già di per sè troppo alto.

Molte centraline di rilevazione, inoltre, potrebbero non fotografare la reale situazione quotidiana dei cittadini. Si pensi a chi vive o lavora in una casa poco aerata, con l'unico affaccio su una strada trafficata. Costui è drammaticamente condannato ad ammalarsi e, probabilmente, morire in anticipo rispetto a chi respira un'aria più sana.


Gli interventi per cambiare i limiti inadeguati


Secondo Legambiente, per il 2022 è in arrivo una nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria dai contenuti "strettamente allineati con le prossime raccomandazioni dell’Oms". Quest'ultima, sulla base delle ormai non più recenti evidenze scientifiche, prevede infatti di dimezzare gli attuali limiti per il particolato sottile: ad esempio, la media annuale per il pm10 si abbasserebbe dagli attuali 40 ad appena 20 microgrammi ogni metro cubo e quella del pm2,5 da 20 a 10. Secondo i dati dati dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dal 2013 al 2016 oltre l'80% della popolazione italiana ha respirato un'aria con valori di inquinamento superiori a questi limiti. Tra poco pertanto tre quarti delle città italiane rischia di finire fuorilegge ed essere considerato un luogo pericoloso per la salute.


L'Italia condannata dalla Corte Ue


Per queste 'performance', Italia ha una decina di procedure d'infrazione aperte in tema di ambiente con l'Unione europea e rischia sanzioni miliardarie. Tre riguardano la direttiva sulla qualità dell'aria e in particolare polveri sottili e diossido di azoto. L'Italia è stata condannata per non aver mai rispettato le norme europee in tema sin dal primo giorno della loro approvazione, cioè dal 2008 e fino al 2017. Nelle zone interessate sono stati superati i valori limite, sia giornalieri e che le medie annuali, applicabili alle concentrazioni di polveri sottili. Le autorità, secondo i giudici europei, hanno adottato alcuna misura utile a ridurre tale inquinamento. Le Regioni 'condannate' sono Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.

Gli effetti: neonati poco sani, ospedali pieni e morti


Le conseguenze sono drammatiche: bastano cinque milligrammi per metro cubo di pm2,5 in più nell'aria per aumentare del 14 percento il rischio di mortalità a lungo termine. E ogni cinque milligrammi il rischio aumenta in proporzione. Sono queste le conclusioni di un enorme studio durato oltre dieci anni e pubblicato su The Lancet, che avvisa: il rischio di morte aumenta "anche all'interno di intervalli di concentrazione ben al di sotto dell'attuale valore limite europeo", scrivono gli scienziati.


Anche gli ospedali si saturano e poi collassano. All'aumentare dell'inquinamento aumentano i ricoverati per polmoniti, infarti, ictus: "l'esposizione a lungo termine a livelli più elevati di biossido di azoto e PM2.5 è stata significativamente associata con l'ospedalizzazione per la polmonite in comunità", conclude una ricerca del American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine. I dati sull'aumento delle morti e dei ricoveri si trovano ormai ovunque, qui una celebre meta-analisi pubblicata su The Lancet. Gli effetti sono immediati e si possono manifestare anche dopo una sola giornata. A polveri sottili e ossido di azoto si aggiunge, in combinazione, anche l'azione di altri inquinanti. La loro compresenza e il loro interagire aggrava i danni provocati da ognuno di essi anche quando le concentrazioni sono minori e tollerate dalla legge: ecco la sindemia.


Covid-19 più grave con lo smog


L'inquinamento incide anche sulla mortalità e sulle ospedalizzazioni per Covid-19: almeno due ricerche italiane hanno studiato il meccanismo immunitario che consente al virus di far breccia nelle nostre cellule grazie alla 'collaborazione' dell'inquinamento, che di fatto gli apre le porte del corpo umano.


Rinviato stop ai diesel e sospese le revisioni


Al momento vale la pena di segnalare che a partire dal primo ottobre 2020 sarebbe dovuto scattare il blocco della circolazione delle vetture diesel Euro 4 e dei modelli più vecchi a benzina. Inizialmente disposto per l'ottobre 2020 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, il divieto era stato poi fatto slittare a gennaio 2021, ma non se n'è fatto più niente. Al momento si ipotizza che entri in vigore nel 2022. «In questo momento storico non possiamo permetterci di aggiungere altre difficoltà ai cittadini», è l'interpretazione dell'assessore all'ambiente della provincia di Verona, d'accordo con i colleghi degli altri capoluoghi veneti.


Liberi di inquinare


Anche le Zone a traffico limitato di tutta Italia, le famose Ztl, sono state sospese e limitate durante le fasi più acute della pandemia e riprese a singhiozzo. Saltate anche le revisioni auto: nel 2020 sono state poco più di un milione in meno rispetto al 2019. Un ammanco che ha riguardato fino a un'auto su dieci al CentroSud. È una direttiva dell'Unione europea che consente di ritardare di dieci mesi la revisione auto rispetto alla scadenza originaria. L'Italia, insieme con Malta, Finlandia e Repubblica Ceca è uno degli ultimi quattro Stati membri che continua ad usufruire di questo margine di tolleranza. Con la proroga degli obblighi di legge, sono stati ridimensionati anche controlli e sanzioni per chi scorrazza senza revisione con auto o moto tossiche e puzzolenti.


Le case d'auto che congiuravano contro l'ambiente multate per 1 miliardo


Senza dimenticare che dal 2009 al 2016 diverse case automobilistiche hanno prodotto e messo in circolazione illegalmente veicoli fino a 40 volte più inquinanti rispetto ai limiti di legge. Lo facevano grazie a delle manipolazioni occulte che taroccavano i test sulle emissioni di diossido di azoto e particolati. Stiamo parlando del dieselgate, i cui strascichi continuano ancora oggi: a luglio 2021 l'Antitrust Ue ha inflitto una multa da oltre 875 milioni di euro a Bmw, Daimler e Volkswagen per aver fatto cartello ostacolando lo sviluppo e il pieno utilizzo di tecnologie meno inquinanti. Secondo l'istruttoria, le riunioni sarebbero durate per almeno cinque anni, dal 2009 al 2014.

L'accordo era di non farsi concorrenza e quindi non installare nuovi dispositivi (già disponibili) che rendessero le automobili più pulite. In quel periodo e fino al 2016 le auto diesel inquinavano tutte più di quanto previsto: il problema era nei test, che non rispettavano le reali condizioni di guida. Dal 2016 l'Unione europea ha varato dei nuovi standard più stringenti, seppur venuti fuori da diverse consultazioni tra lobbisti ed esperti indipendenti nominati dai governi. Quest'ultimi non sono noti al pubblico, ma lo sono alle aziende: i membri dei gruppi di pressione, che incontrano attivamente anche i Commissari Ue, li hanno persino invitati a cena.


Continuano invece in Francia le indagini sulle presunte manipolazioni delle emissioni: Volkswagen, Renault, Peugeot, Citroen e Fiat Chrysler fanno parte del procedimento. Tutte e cinque le case respingono ogni addebito.


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